In occasione della fondazione dell’Associazione Nazionale Ipovedenti e Ciechi, il Club Scherma Apuano presenta il proprio percorso con Martina, giovane atleta non vedente
Sabato scorso, presso la Sala di Rappresentanza del Comune di Carrara, è stata presentata Anic, la nuova Associazione Nazionale Ipovedenti e Ciechi dedicata ai portatori di disabilità visiva, fondata da Fabio Basile, atleta carrarese ipovedente campione italiano di atletica in varie specialità.
Tra i vari enti e individui coinvolti da Basile in questo nuovo impegno sociale presente anche il Club Scherma Apuano, che ha presentato in pubblico il percorso di formazione motoria e schermistica intrapreso da ormai da un anno e mezzo assieme a Martina, giovanissima allieva non vedente appassionatasi alla disciplina.
Si tratta di un lavoro innovativo caratterizzato da percorsi ancora poco o del tutto inesplorati, considerata la giovanissima età dell’allieva, di soli otto anni, e la sua condizione di cecità totale fin dalla nascita associata a un particolare quadro clinico che la rendono un caso unico nella scherma italiana. Percorsi complessi caratterizzati da piccole-grandi conquiste quotidiane, lavorando sulla propriocezione, sulla manualità legata agli strumenti didattici, a partire dal fioretto; sulla percezione di sé e dell’avversario nello spazio, sulla pedana, con l’obiettivo di consolidare gli schemi motori di base e di acquisire maggiori capacità coordinative, per arrivare allo sviluppo di abilità tecniche più specifiche, anche in un’ottica sportiva. Ogni passo è curato dallo staff tecnico del Club Scherma Apuano e in particolare dall’istruttrice Isabella Panzera, che fin dall’inizio del percorso (estate 2016) segue la crescita motoria e schermistica di Martina.
Auspichiamo che l’incontro di sabato scorso a Carrara in occasione della presentazione di questo nuovo soggetto associativo possa porre le basi per importanti collaborazioni future fra la scherma e chi si occupa di disabilità visive.
Come è da sempre negli obiettivi del Club Scherma Apuano, lo scopo del nostro lavoro non è la semplice formazione atletica dell’individuo ma anche e soprattutto il superamento delle barriere e il raggiungimento dell’integrazione, creando le premesse per un’attività che comprenda in questo caso l’interazione tra non vedenti, ipovedenti e normovedenti – ricordando che le barriere che devono essere abbattute e superate sono sempre, innanzitutto, culturali.